Archivi tag: corna

Insostenibile.

Insostenibile.

Oggi trovo tutto insostenibile. Niente meglio di questa parole esprime il mio sentire. E dunque, in piena fase di protesta, voglio elencare una serie di improponibili insostenibilità.

E’ insostenibile sentirsi dire dopo 9 anni di relazione “Non so spiegarti bene, ma credo di non amarti più”. [Cerca di trovare immediatamente una spiegazione valida perchè io potrei dire all’autorità costituita che, non so come, quel martello è volato nella tua direzione e ti ha, come dire, preso casuamente in fronte]

E’ insostenibile scoprire che quello con cui esci da un po’ ha la donna in un paese dell’est Europa. E, ancora più insostenibile, il fatto che lui, dovendola andare a trovare, sparisca per dieci giorni per poi ripalesarsi con il seguente sms “Per me sei importante.” [definiamo in modo chiaro ed indiscutibile il concetto di importanza. Dopodichè scriviamo la definizione su un cartoncino formato A4 e inseriamolo con cura in quel posto del mestruato di turno dove, solitamente le cose escono e non dovrebbero entrare.]

E’ insostenibile che “sai devo stare da solo però non proprio da solo. Da solo senza di te, finchè non capisco che le altre non mi interessano” [alla fine di questo discorso, troverei molto più interessante la composizione chimica della supposta di glicerina. Almeno ha una funzione.]

E’ insostenibile il giudizio e il pregiudizio di chi non sa e ma che, dall’alto di uno scranno su cui si è messo da solo, prova a dare insindacabili giudizi di esperienza e maturità. [Vi dò una notizia. Avete rotto il cazzo.]

E’ insostenibile il “Metto le corna alla mia ragazza perchè mi annoio” [Uomini col mestruo! Vi chiedo, cortesemente, di non scrivermi queste bestialità via mail. Anzi, vi consiglio di andare da un endocrinologo e, nel frattempo, iniettatevi del bromuro nel cervello. Così proviamo a dare un senso compiuto a un po’ di esistenze]

E’ insostenibile il “Non lo amo. Ma meglio di niente” [Gioia, non stai scegliendo la pagnotta con cui accompagnerai la tua cena. Stai parlando del tuo compagno. Poi non venirti a lamentare che è uno stronzo]

E’ insostenibile il “Penso che tu non sia al mio livello.” [Apriamo gli occhi: hai 35 anni, vivi con mamma e papà e ancora non lavori. Di quale livello, esattamente, stiamo parlando?]

Perchè siamo così spaventati dai rapporti? Perchè ci costringiamo a vivere in un universo liquido, monocellulare e autoreferenziale dove tutto è lecito? Dove è sbagliato sostenere di avere un compagno o una compagna, dove è fuori luogo affrontare il discorso dell’avere una “relazione stabile”? Perchè annacquiamo il nostro futuro, le nostre aspettative, le nostre speranze in un mare di benzodiazepina? Ci rendiamo conto delle occasioni che buttiamo al macero oppure abbiamo desiderio di buttarle al macero per poi piangerci addosso? Smettiamola, per un secondo soltanto, di sentirci migliori degli altri e guardiamoci un attimo dentro. E cerchiamo di capire, una volta per tutte, che quando manchiamo di rispetto a qualcuno, manchiamo di rispetto a noi stessi. E la mancanza di rispetto verso se stessi rende il guardarsi allo specchio un’operazione veramente molto complicata.

Insostenibilmente vostra,

Lady B.


Joker con l’ambizione del Premio Pulitzer

Vista la giornata di pioggia, ho avuto la bella idea di uscire senza ombrello. Tanto, anche se me lo fossi portato dietro, sarebbe stato inutile. L’ho comprato bucato.Tra le varie cose a cui ho pensato mentre l’acquazzone mi stava rovinando le scarpe, rientra anche la vita sentimentale di una mia amica. L’unica felicemente fidanzata che conosca. La consolazione di questa faccenda è che, prima di essere felicemente fidanzata, si è imbattuta in una quantità di gentaglia impressionante. Era come se fosse arrotolata in una carta moschicida per gli psicopatici.

Mi piacerebbe parlare di tutti loro ma, in effetti, solo uno merita un’accurata descrizione. Abitante di un piccolo paesino, impegnava le sue giornate estive con l’attività di animatore in villaggi turistici. Aveva velleità da scrittore. Mi è capitato di leggere uno stralcio dei suoi libri e mi sono resa conto che avrei preferito passare il mio tempo a leggere gli ingredienti di una supposta di glicerina. Si conoscono, per l’appunto, d’estate in un villaggio turistico. La mia amica, innamorata dell’amore, aveva deciso che era l’uomo della sua vita dopo mezz’ora. Ho cercato di farle capire che 30 minuti sono troppo pochi anche per la scelta di un capo di abbigliamento. Niente. Ormai l’avevamo persa. Lei riparte dal villaggio, lui deve terminare lì la stagione. Si scrivono. Lui le manda poesie che avrebbero fatto venire il diabete a Charles Manson, lei disegna cuori ovunque. Io la guardavo con il consueto occhio a mezz’asta per quanto, onestamente, iniziassi ad essere contenta per lei.

Poi, all’improvviso, la magagna. Che mi si manifesta sotto forma di una telefonata disperata della mia amica. “Ha una donna da 15 anni” “Ah si? Strano…” “Però mi ha detto che la lascia non appena torna a casa” “Già. Sicuro. Così come è sicuro che io sono Santa Maria Goretti…” Attacca il telefono piena di speranza. Io attacco il telefono certa della catastrofe che si sta per abbattere sulla sua testa.

Si vedono più volte. Lui sostiene di aver rotto la sua relazione e, con cadenza più o meno settimanale, va a casa di lei. Le chiedo se pensa sia normale che due persone che si frequentano, stiano tumulate dentro una casa. Cioè, potrebbe essere normale se, alle cose turche svolte in casa, ci fosse poi un seguito. Che so, un cinema. Una cena fuori. Una mostra. “E’ che lui non ha molti soldi. La vita dello scrittore non glielo consente. Poi non ha la macchina”. Gesù. E’ pronto per andare alla Caritas se non può offrirti nemmeno un kebab. Comunque non infierisco perchè tanto so bene che ci sarà una qualche drammatica deriva. E, infatti, tempo una settimana, esce fuori che questo scrittore sull’orlo del fallimento non aveva chiuso manco per niente con la storica ragazza. Anzi, la mia amica, che probabilmente lavora in incognito per l’FSB russo, scopre che quest’alce dalle sembianze di donna vive nella nostra stessa città. Non molto lontano da noi. E così ci spieghiamo la necessità di tumularsi in casa. I pianti, la disperazione, dichiarazioni di principio in base alle quali non si sarebbero visti mai più. Magari fosse finita così. Lui torna all’attacco con una motivazione veramente da Nobel per la Delicatezza. La sua donna, a letto, è un tronco. La mia amica no. A questo punto io avrei preso un paio di cesoie e avrei risolto il problema alla base. La mia amica, invece, decide per l’opzione peggiore. La crocerossina convinta che lui cambierà per lei. Sono stata tentata in più di una circostanza di colpirla con forza con una scopa. Invece mi presto a una manovra loschissima. Insieme ad un’altra amica, andiamo fuori un fine settimana, consapevoli che il futuro premio Pulitzer sarebbe piombato a funestarci la vacanza. Almeno, mi dico, conosceremo questo Casanova.

A volte la nostra fantasia è troppo clemente. Me lo immaginavo normale e normodotato. Aveva le sembianze di un manico di scopa sulla cui sommità erano state incollate tonnellate di lana non filata, in rappresentanza di una chioma folta. Un bel sorriso equino, pelle di un olivastro sporco, occhi porcini. Un senso del decoro esecrabile: indossava una camicia a quadri verdi e dei pantaloncini a righine. Assolutamente non in grado di tenere una conversazione banale e generica. Guardo la mia amica e le sibilo in un orecchio che, per anni, si è ostinata a voler uscire con Joker, il nemico di Batman. Non solo: per anni ce l’ha spacciato come un latin lover. Le faccio presente, inoltre, che a fine serata la rincorrerò per tutto il giardino con l’intento di spaccarle la testa. Lei ride. Ma ride per poco poichè, dopo quella serata, lui scompare. Si nega fino a quando non le comunica che ha ritrovato un amore senza confini per la donna. Che, ormai, porta con nonchalance un cesto di lumache in testa. Pianti, disperazione e tutto il companatico.

Poi l’imprevisto. La mia amica incontra un ragazzo. Un bravo ragazzo. Una persona normale, che le chiede di uscire. Di cenare fuori, di andare al cinema. Che inizia prima col volerle bene, poi col provare amore per lei. E dunque, nonostante la mia ferma convinzione sulla prossima estinzione del genere umano, la storia della mia amica contribuisce a dare una spruzzata di polvere di stelle su un orizzonte altrimenti molto buio.

Lady B.


Cornute e mazziate. L’apoteosi del comico

Cornuta e mazziata. Stamattina, mentre cercavo un po’ di sollievo infilando la testa nel freezer, ho pensato al senso di questa espressione. E, incredibile, mi calza a pennello.

L’episodio è un po’ datato, in effetti, ma credo rimarrà per sempre sul podio delle cose più squallidamente strane che mi sono capitate. Ebbene si, come nei peggiori film anni ’70 americani, mentre ero a lavoro, ricevo una mail. “Non ci  conosciamo, ma abbiamo una cosa in comune X”. X, il mio compagno dell’epoca. Ottimo, penso. Il socialismo applicato all’uccello. Lo penso e vado avanti nella lettura di una mail sgrammaticata e delirante. La signorina, dopo avermi messo al corrente del fatto che, per opera sua, più che una donna, ero diventata un alce si spertica in una serie di descrizioni da gelare il sangue. Dopodichè, colpo di scena, vuole il mio sostegno. Fammi capire: se andata a letto col mio compagno -ripetutamente, da quel che vedo-, ti sei presa la briga di cercare un mio contatto per dirmelo e ora che sei stata mandata al diavolo da lui, vuoi essere consolata da me? Aspetta un attimo in linea, che prendo una baionetta e ti faccio fare la fine di Marat.

Fortunatamente, siamo dotati di un certo senso pratico che ci spinge a mantenere il decoro. E la fedina penale pulita. Dunque le rispondo dicendole che, onestamente, tutta quella faccenda non mi interessava. E che quello che leggevo era uno sfogo privo di senso di una persona col carisma di una servetta di bassa lega. Le intimo di non contattarmi più, mentre avevo già chiamato quel disgraziato al quale stavo strappando telefonicamente ogni pelo del corpo. Ero talmente fuori di me che non riuscivo manco a essere dispiaciuta. E speravo che la cosa si fosse conclusa così perchè, altrimenti, al diavolo il senso pratico, avrei ammazzato qualcuno.

Nel tornare a casa, entro in un negozio di scarpe e ne compro sei paia. Arrivo a casa e benedico mio fratello il quale, avendo visto la mala parata, aveva deciso di comprare una tonnellata di gelato tossico. Al gusto Snicker. Mentre affogo nel colesterolo, mi arriva un’altra mail da questa squinternata. In cui, elegantemente, mi chiama “figa di legno”. Vado a controllare: mi sembra che sia a posto. Cioè, comunque non è di legno. Decido di non risponderle. E lei non demorde. Me ne manda un’altra. A quel punto capisco che fa di secondo nome Psyca. Si è scaricata da un qualche social network tutte le mie foto e descrive minuziosamente cosa non va in me. E nel mio abbigliamento. Per concludere in modo originale che il fatto che io sia alta 180 cm, sia magra e col seno grosso non fa di me una bella ragazza. Già. E, del resto, il fatto che sopra di te sia passato Sant’Antonio con la pialla e abbia limato ogni parvenza di femminilità, ti rende estremamente appetibile. Le rispondo solo puntualizzando che quando utilizziamo il verbo avere alla seconda persona singolare, è opportuno utilizzare l’H. Altrimenti quella diventa una preposizione articolata. Le dico anche che mi dispiace che abbia dovuto interrompere gli studi alla seconda elementare e che, comunque, per inciso, io stavo andando alla polizia, a denunciarla per stalking.

Ogni tanto ancora mi scrive. Purtroppo non ha avuto modo di riprendere gli studi e, quindi, è rimasta un po’ troglodita. Mi fa simpatia a suo modo e quindi mi conservo tutte le sue mail che danno quel tocco di folklore alle mie giornate.

Da questa faccenda, ho tratto alcuni insindacabili insegnamenti che immagino abbiano un valore universale.

  • Se dovete tradire qualcuno, fatelo. Ma fatelo bene: evitate che poi le vostre amanti vadano in giro a mettere i manifesti sotto casa della legittima. E questo vale pure per le donne. In caso contrario, tenetevelo nelle mutande che, comunque, male non fa.
  • Donne nel ruolo di amanti: comportatevi con un minimo di decoro. Se siete nate come “amanti”, al 90% tali rimarrete. Pertanto, preparatevi alla fregatura del sesso senza impegno perchè la donna storica difficilmente verrà mollata. E non credete a tutte quelle stronzate tipo “Si, siamo in crisi. Lei non fa più per me”. Fatevene una ragione e evitate di farvi umiliare e di umiliarvi con atteggiamenti di cattivo gusto. Siete grandi abbastanza da capire quando la situazione è senza uscita.
  • I fratelli sono una mano santa. Specie quando, in mezzo alla disperazione, ti dicono che adesso andranno a prendere una mazza da baseball e andranno a rompere la testa a chi ti fa stare male. Salvo poi intossicarsi con te sul divano con porcherie di ogni genere.
  • Care cornute, se avete a disposizione una carta di credito a voi intestata, quando le corna sono ormai palesi entrate in un negozio di scarpe. Il conto non sarà contento ma voi vi sentirete un gran meglio.

Lady B.