Il mio viaggio in India è quasi finito.
Un’ apnea di quattro anni in cui mi sono successe più cose che in una vita intera.
Ho mollato un lavoro che mi piaceva, ho mollato tutti i miei affetti, sono partita con una valigia piena di cose inutili e mi sono insediata in pianta stabile a casa di uno che magari stava anche bene da solo ma sicuramente sarebbe stato meglio con me. Ho capito cosa significa adattarsi, ho capito l’importanza di non litigare dopo l’ora di cena perchè andare a dormire con una discussione sullo stomaco fa venire l’acidità. Ho scoperto che mi piace la mia vita da trentenne tranquilla e un po’ nerd. Non mi manca andare a ballare la sera anche perchè a Delhi non ci sono posti in cui andare a ballare e quindi ho anche la scusa per drogarmi di serie TV.
Ho imparato che dal veterinario non ci vanno solo cani e gatti ma anche scimmie, mucche e ogni tanto qualche asinello.
Ho imparato a osservare senza giudicare; ad ascoltare senza interrompere e ad amare forse non scenograficamente come nei film ma con una forza che non avrei mai sospettato potesse essere contenuta in un sentimento che non fosse una rosicata verso un vigile prossimo a mettermi una multa.
Ho imparato a leggere le etichette dei vestiti prima di metterli in lavatrice; ho stinto di rosa molte camicie bianche perchè i calzini rossi sono veramente stronzi. Non ho imparato a stirare ma ho imparato a fare le meringhe.
Mi sono sposata con l’uomo dei miei sogni che, nel frattempo, aveva capito che non avrei schiodato da casa quindi tanto valeva rassegnarsi. Ho raccattato gatti malconci per strada e li ho adottati; ho imparato a riparare lavatrici, tubi di scarico e mattonelle sbeccate. Per un certo periodo ho creduto che la pistola con la colla a caldo fosse una delle mie migliori amiche. Poi l’ho tradita per dedicarmi all’olio di cocco con il quale mi ungo manco fossi una porchetta.
Ho scoperto gli oli essenziali e la zuppa limone e coriandolo.
Nonostante farmi le seghe mentali sia uno dei miei sport preferiti, ho notato che da quando ho deciso di buttare sempre tutto in caciara vivo molto più serenamente.
Ho capito che un ruolo fondamentale in tutto questo l’ha avuto l’India. L’India che avevo conosciuto solo attraverso i libri, i documentari e le frasi di Osho. La stessa India che poi ho dovuto vivere sulla mia pelle. Che mi ha fatto piangere di rabbia, che mi ha stressato fino all’inverosimile con le sue contraddizioni. L’India che per farmi capire chi era il più forte mi ha costretto ad avere un confronto maturo con scarafaggi grossi come chihuahua che si ostinavano ad uscire dagli scarichi dei bagni.
Quell’India che ogni estate mi fa ammalare e mi fa accendere ceri a ogni divinità possibile perchè se mi becco la dengue veramente mi incazzo eh. Quell’India che mi ha fatto volare sull’Himalaya, che mi ha fatto navigare sul Gange; che mi ha fatto arrampicare sul tetto del mondo per scoprire un piccolo monastero dimenticato; che mi ha fatto nuotare con le tartarughe e con gli elefanti. Quell’India che mi ha fatto incontrare persone incredibili che vengono da mondi lontanissimi e che mi ha accarezzato l’anima regalandomi la sua essenza.
E allora, alla fine di questi quattro anni densi come un frullato di fragole, il mio augurio è che possiate incontrarla anche voi l’India. Così come l’ho incontrata io, per caso e per amore.
Perchè se la incontrate così, con l’occhio curioso del viaggiatore che osserva senza giudicare, vi regalerà emozioni che non sospettate nemmeno possano esistere.
Lady B.